Bocchigliero

Calopezzati

Caloveto

Campana

Cropalati

Cariati

Crosia-Mirto

Longobucco

Mandatoriccio

Paludi

Pietrapaola

Rossano

Scala Coeli

Terravecchia

Territorio

Natura

Itinerari-Archeo

Mail

Home



BASSO JONIO COSENTINO, CALABRIA DELL'EST, SILA GRECA,


Rossano.


INFORMAZIONI UTILI

Municipio : Piazza Anargiri, Centralino: tel. 0983-5291; Segreteria del Sindaco tel. 0983-520241/529401 fax 0983-522164; Segreteria Generale tel. 0983-5215015 fax 0983-522161; Delegazione Municipale Scalo tel. 0983-529278; Ufficio relazioni con il pubblico tel. 0983-529211 Comando VV.UU. : c/o Municipio tel. 0983- 520636 / 529267 Carabinieri : Pronto intervento tel. 112 - Viale S. Angelo tel. 0983-530730 / 530731 / 530732 Polizia: Pronto intervento 113 - Via V. di Vittorio tel. 0983-511188 / 511275; c/da Frasso tel. 0983-511122 / 290494 Guardia di Finanza: Comando Contrada Donnanna, tel. 0983-511497 Corpo forestale : tel. 0983-521033. Vigili del fuoco: Pronto intervento tel. 115 - Distaccamento V.L. S. Antonio tel. 0983-520555 Ospedale Civile Giannattasio: tel. 0983-512311 Farmacie: Barone G., Piazza Cavour tel. 0983-520725; Ferrara F., Via Nazionale tel. 0983-512347 / 530579; Pappalardo, Viale Margherita tel. 0983-530300; Rizzo Corallo, tel. 0983-520432; Guardia Medica Notturna e Festiva: tel. 0983-522440 Banche: Banca Commerciale Italiana tel. 0983-513559; Banca Mercantile Italiana tel. 0983-510719; Banco di Napoli tel. 0983-512277 / 512187; CA.RI.CAL. Cassa di Risparmio di Calabria e Lucania, Filiale Centro, tel. 0983-520212; CA.RI.CAL. Cassa di Risparmio di Calabria e Lucania, Filiale Scalo, tel. 0983-512298; Banca di Crotone tel. 0983-510719 Alberghi: Hotel "President" Contrada Frasso SS.106, tel. 0983-511375 / 511376; Hotel "Murano" Viale Mediterraneo, tel. 0983-511788-511789 Fax 0983- 530088; Lido "Europa Palace" Hotel, SS.106 bis, tel. 0983-512095 / 512096; Hotel "Scagliano" Via Margherita, tel. 0983-511846 / 511847 / 511848 Servizi per il turismo: Affitta camere Brogneri tel. 0983- 521417; Pensionato Suore Clarisse tel. 0983-520151 Ristoranti Centro Storico e in Montagna: "Antiche Mura" Ristorante e Pizzeria, Via Prigioni 40, tel. 0983-520042; "Il Casilino" C.da Ciminiti, tel. 0983-511376; "La Bizantina" Ristorante e Pizzeria, tel. 0983-520759; "La Villa" Ristorante e Pizzeria, Via S. Bartolomeo, tel. 0983-522214; "Le Arcate" Piazza Duomo; "Brogneri" Via Acqua di Vale, tel. 0983-521295 Campings: "Club Marina di Rossano" tel. 0983-512069; "Camping Torino" tel. 0983-510080 / 512394 / 530666; "Capo Trionto" tel. 0983-42134; "Camping Pitagora" tel. 0983-64393 Ristoranti allo Scalo e al Mare: "Apocalisse" Via C.da Donnanna, tel. 0983-510368; "Bella Napoli" Ristorante e Pizzeria, Via Corfù 5, tel. 0983-510153; "Black and White" Pub, Viale S. Angelo, tel. 0983-530658; "Convivio" Ristorante, Pizzeria e Piano Bar, C.da Frasso, Amarelli tel. 0983-510513; "Forever" Via Acqua di Vale, tel. 0983-512135; "Il Casello" Viale S. Angelo; "Il Cigno" C.da Frasso, tel. 0983-511428; "Il Drago" Ristorante e Pizzeria, Via Ippocrate 24, tel. 0983-512189; "Il Rifugio degli Artisti" Viale Margherita, tel. 0983-530745; "Il Rifugio" Piana dei Venti; "Il Graticcio" Piazza Dante, tel. 0983-510605; "Il Rusticone" Viale De Rosis, tel. 0983-530593 / 512243; "I Tre Moschettieri" C.da Santa Caterina, tel. 0983-515838; "La Bussola" S.S. 106, tel. 0983-511428; "Lanterna Rossa" Ristorante e Pizzeria, C.da Tornice, tel. 0983-515777; "La Macina" Ristorante e Pizzeria, Via Di Vittorio, tel. 0983-530337; "La Romantica" Viale Mediterraneo 12, tel. 0983-516346; "Murano" Ristorante e Pizzeria, loc. S. Angelo 239, tel. 0983-530658; "Paladino" C.da Piragineti 11, tel. 0983-565186; "Pizza e Sfizi" Via Nazionale, tel. 0983-515598; "Red Tavern" Pub, Birreria e Pizzeria, Viale Margherita, tel. 0983-516195; "Relax" Ristorante, Pizzeria e Pub, Via Carducci, tel. 0983-530162; "Stella dello Jonio" C.da Momena, tel. 0983-516983; "Platanus Pub" Viale Sant'Angelo, tel. 0983-515613; "Nautica" Ristorante, Sala Ricevimenti, c/o Acquapark, loc. Zolfara, tel. e fax 0983-569323 / 22 / 67

CENNI STORICI

Le fonti documentarie e le investigazioni archeologiche concordano nel confermare la fondazione della città in epoca romana. Nell'ambito di un ter­ritorio fortemente influenzato dalla colonizzazione magno-greca, appare sicura la fre­quentazione del sito in età più arcaica, attestata dal rinveni­mento, in località S. Stefano, di pochi corredi funebri e di altri oggetti di uso quotidìano, di produzione non autoctona. Tut­tavia, il toponimo, e, con esso, il primo agglomerato che sta­bilmente si sostituì alle pre­gresse frequentazioni occasio­nali e discontinue, viene fon­datamente collegato alla dedu­zione di una colonia romana ad opera della famiglia "Roscius', che qui dovette sta­bilire una propria villa secondo l'ordinario sistema latifondi­stico di sfruttamento delle risorse agricole in età tardo-antica. L'itinerario Antonino del Il se­colo d.C. indica "Roscianum" come una delle stazioni della strada Traianea che collegava Taranto a Reggio e così pure la cosiddetta Tavola Peutin­geriana di poco posteriore. Procopio di Cesarea, nel suo resoconto sulla guerra gotica, cita "Ruskìa" quale porto di Turia e lì da presso un castello fortificato omonimo. Alcuni re­centi rinvenimenti nel pianoro pedecollinare hanno attestato la presenza dì edifici a fun­zione polivalente, abitativa ed agricola, così come l'investi­gazione delle strutture murarie dell'antico convento dei Cap­puccini ha consentito di accer­tare la costruzione di alcune pareti secondo tecniche ricon­ducibili ad un impianto roma­no. Entrambi i casi costi­tuiscono il riscontro oggettivo delle origini della città nata da un iniziale baluardo fortificato posto sul promontorio roc­cioso, immediatamente prospi­ciente il mare, ed eretto a di­fesa degli impianti residenziali e produttivi del sottostante pianoro; poi, il progressivo abbandono della pianura, sotto la spinta di una sempre più incombente minaccia sarace­na e deI conseguente inselva­tichimento dei terreni agricoli, determinò il formarsi dell'agglo­merato urbano, entro cui si raccolsero contadini e signori a difesa dei propri beni e della propria vita. Inespugnata dai Visigoti di Alarico nel 412 e dai Longo­bardi nel 573, passa, già du­rante il corso della guerra greco-gotica (535-553), sotto la dominazione dell'Impero di Bisanzio, di cui diventa in Italia uno dei centri più attivi e sicuri, dal VI all'XI secolo. Rossano consolida allora il suo ruolo strategico militare di città-for­tezza, diventa l'avamposto più settentrionale del Bruzio, inva­licabile dall'espansionismo dei Longobardi di Benevento; è l'unica città del Sud Italia a resistere alle incessanti e rovi­nose incursioni dei Saraceni della Sicilia. Un centro mili­tare, dunque, sicuro e di primo ordine, oltre che un centro politico-amministrativo tra i più importanti del dominio bizan­tino, che ospita i più alti digni­tari della corte di Bisanzio, ma anche dell'impero Italo-Tede­sco, probabilmente Ottone I di Sassonia (969) e certamente Ottone II e il figlioletto, il futuro Imperatore Ottone III (982). Per la sua sicurezza ed affidabilità, Rossano, nel 951/952, acco­glie tra le sue mura lo Stratego (cioè il capo militare e civile) dei due Themi di Calabria e Longobardia, allorché Reggio Calabria cade in mano agli Arabi, e diventa così la capi­tale dei possedimenti bizantini in Italia. È il momento della massima fortuna, potenza, importanza e notorietà per Rossano, che le valgono perciò i titoli onorifici di Ravenna del Sud, "la perla bi­zantina della Calabria". La Rossano bizantina copre un ruolo, inoltre, di primissimo piano nella storia religiosa e culturale, che va oltre i limiti spaziali del Mezzogiorno d'Ita­lia e temporali dell'Età bizan­tina: la città, infatti, per l'inten­sità delle attività del Movimen­to Monastico Calabro-Greco , è stata una dei più interessanti e qualificati punti di riferimento della spiritualità, della cultura e della Civiltà Greco-Cristiana dell'intera epoca medioevale. Rossano è, comunque, sicura­mente sede di Diocesi nel­l'820, quando è Vescovo Co­sma. A determinare o favorire il trasferimento della Sede Ve­scovile a Rossano intervengo­no pressioni molteplici di diver­sa natura, ma, in maniera decisiva, certamente ha influito l'ampiezza del proselitismo monastico, che, fin dalla metà circa del secolo VII, fa di Ros­sano un Aghion Oros, cioè una Montagna Sacra, una vera e propria Tebaide, un Monte Athos rossanese, una delle principali zone ascetiche del tempo. Infatti, nell'Oriente Bi­zantino, tra la fine del 500 e l'inizio del 600, le invasioni dei Persiani Sassanidi e poi quelle degli Arabi Musulmani deter­minano un'emigrazione mas­siccia e continua verso le re­gioni meridionali d'Italia: di quel forte esodo, una vera diaspora, i monaci greci costituiscono la parte più consistente. Agli inizi del secolo VIII, Ros­sano dà il suo secondo Papa alla Chiesa, Benedetto Sani­dega, Pontefice, dal 705 al 707 col nome di Giovanni VII; il primo fu probabilmente San Zasimo (417-418). Al secolo VIII, al tempo delle persecuzioni iconoclastiche, risale probabilmente l'affresco parietale dell'Achiropita (Ma­donna non dipinta da mano umana), uno dei capolavori del­l'arte sacra bizantina, appar­tenente ad un Oratorio ubicato presso la grotta di un eremita (forse Efrem), che verrà suc­cessivamente ampliato e diver­rà, a metà del Mille, la nuova Cattedrale della Città, dedicata appunto all' Achiropita, alla quale i Rossanesi saranno tan­to devoti fino ai giorni nostri. Il secolo X, che per l'Europa è uno dei secoli di ferro tra i più tormentati e drammatici della sua lunga storia, viceversa è il secolo d'oro per Rossano. Per un verso, essa diventa l'epi­centro politico-amministrativo del dominio bizantino: Rossa­no allora è il centro urbano più grande ed importante della Calabria, con un porto di prim'ordine, tale anche dopo, sotto i Normanni, sede dello Stratego (il Governatore Bizan­tino), di Vescovado, di uffici amministrativi, di officine arti­gianali, di botteghe d'arte. Per l'altro verso, Rossano è anche una delle Città più importanti di irradiazione dell'Ellenismo Reli­gioso e Culturale. Infatti, nu­merose e di alta qualità sono le istituzioni educative e le scuole monastiche cittadine, dalle quali escono gli uomini più rappresentativi di quel tem­po. Intorno al sec. X, a Rossano i monaci calabro-greci sosti­tuiscono all'architettura rupe­stre quella sub-divale (fuori ter­ra) delle prime sobrie forme edificatorie in muratura, gli Oratori, tra i quali il S. Marco, la Panaghia, il Pilerio, la Cattedrale-Santuario dell'Achi­ropita, poi le deturpate Chie­sette di S. Nicola all'Ulivo, dei SS. Apostoli poi S. Maria di Costantinopoli, di S. Vito, di S. Maria del Soccorso, di S. Mi­chele, ecc. Queste emergenze sacre co­stituiscono, assieme al Mona­stero del Patirion, le monu­mentalità bizantine più rappre­sentative, più note e meglio conservate dell'Italia Meridio­nale. Ed anche le testimo­nianze più significative della Bizantinità di Rossano, assie­me alla stessa struttura urba­nistica medioevale della Città. Nel 1059, Rossano passa sot­to il dominio dei Normanni. Questi le conservano dignità e riguardo, non feudalizzandola e riconoscendola Città Regia cioè Libera Università. Rossa­no, la potente, la fiera, costret­ta a cedere politicamente, op­pone, però, una tenace resi­stenza al proposito dei Nor­manni di rilatinizzare la Chiesa e di imporre un Vescovo Cat­tolico, tanto che quelli sono costretti a rinunciare: la Chie­sa Rossanese, caso, se non unico, raro, rimarrà di rito, li­turgia e Vescovo greci per altri 400 anni, fino al 1460. Anzi, nella seconda metà dell'XI sec., la Sede Vescovile viene accresciuta d'importanza ed elevata ad arcivescovado prima e (lo rimarrà fino ad oggi) e a metropolia poco dopo (almeno dal 1190 fino agli inizi degli anni '50). Durante il Periodo Normanno (1059-1196), Rossano man­tiene intatti il suo prestigio e la sua vitalità, così anche nel corso della Dominazione Sveva (1196-1266), quando continua a vivere il ruolo di protagonista, proprio di una città libera, specie al tempo dell'Imperatore Federico II. Il Periodo Angioino (1266-1442) è, invece, una fase di decadenza comples­siva per l'intero Sud, che nasce dal malgoverno, dallo sfruttamento fiscale e dal duro sistema feudale dei dispotici governi angioini. Rossano, al­lora, si autogoverna ammini­strativamente (il Sedile). Nel 1417, per opera della regina Giovanna II, Rossano, da libera Università passa sotto il re­gime feudale e diventa Prin­cipato. Questo viene concesso a Polissena Ruffo, la prima principessa di Rossano; poi, alla sorella Covella; quindi al figlio di questa, Marino Mar­zano, che, a metà del '400, fa costruire, sulla parte alta della città, un grande castello, detto la Torre del Giglio (volgarmente Ciglio della Torre), poi andato perduto, e, nella parte occi­dentale, con i resti della for­tezza romana, una Casamatta (attuale palazzo Sorrentino). Anche sotto gli Aragonesi (1442-1504), Rossano giace sotto il dominio feudale: il Pri­ncipato, dopo la signoria del Marzano, passa a Ludovico Sforza, detto il Moro, futuro signore di Milano; successi­vamente, ad Isabella d'Ara­gona, quindi, nel 1524, alla fi­glia di questa, Bona Sforza, la quale assomma nella sua per­sona ben tre titoli, principessa di Rossano, duchessa di Bari e regina di Polonia. Il Periodo Aragonese, anche se migliore rispetto a quello Angioino, è funestato da lotte civili e dalle continue incursioni della pirateria Turca: vengono, perciò, approntati castelli forti­ficati e Torri di guardia sulla costa, alcuni ancora esistenti sulla fascia Ionica, come il massiccio Castel Sant'Angelo nella frazione omonima. Durante la Dominazione Spa­gnola (1504-1714), le condi­zioni demografiche, politiche, civili ed economiche segnano un grave ristagno e addirittura un peggioramento, a causa so­prattutto del doppio sfrutta­mento feudale e regio: Rossa­no reagisce e spesso prorom­pe in aperte ribellioni, soffocate però con spietata ferocia. La città continua a svilupparsi urbanisticamente e ad arric­chirsi di nuove e significative presenze. Sorgono numerosi e grandi palazzi gentilizi, Chiese e Monasteri, Associazioni cul­turali e religiose, assistenziali e sociali. L'arcivescovo Gian Battista Castagna diventa Pa­pa col nome di Urbano VII (dal 15 al 27-IX-1590). Sorge, nel 1595, l'Ospedale di San Gio­vanni di Dio, a fianco della Chiesa dell'Annunziata nella Piazzetta, allora il cuore della Città. Nel '600, Rossano passa alla Principessa Olimpia Aldo­brandini, fondatrice della Chie­sa di San Nilo (1620), ed infine ai Principi Borghese di Roma (1637-1806). Sul piano cultu­rale, dai primi del '500 alla me­tà del '700, Rossano rivive e rinnova il ruolo di Città di cul­tura: infatti, proliferano le istitu­zioni religiose (tra le quali at­tivo e il Seminario Diocesano, inaugurato nel 1593); si affer­mano due Accademie (as­sociazioni letterarie, scienti­fiche, filosofiche, giuridiche), note a livello nazionale, quella dei Naviganti, e quella degli Spensierati, che, alla fine del '500 si fonderanno ed avranno l'adesione di illustri perso­nalità, come il Papa Benedetto XIII ed il filosofo Gian Battista Vico; sorge il teatro Paolella, modellato su quello della corte borbonica di Napoli, unico nella Calabria alla fine del '700. Nel Secolo dei Lumi, sotto il Dominio Austriaco (1714-1738) e Borbonico (1738-1860), Ros­sano partecipa attivamente al dibattito e alle lotte politico-sociali promossi dall'Illumini­smo, specie giacobino, pagan­do un costo rilevante partico­larmente nel corso della rea­zione sanfedista del 1799, quando molti Rossanesi scon­tano col carcere e con l'esilio il loro amore per la libertà e Pietro Malena di Carfizzi viene fucilato. Durante il Decennio Francese (1806-1815), Rossa­no ritorna ad essere Città Regia, liberata dagli orrori e dallo sfruttamento del feuda­lesimo. Partecipa intensamente al pro­cesso del Risorgimento, dando un contributo significativo di presenze, di lotte e di sacrifici sia nella fase cospirativa (eroica è la figura di Domenico Morici, uno dei protagonisti dei moti del 1820-1821), sia nel­l'impresa leggendaria di Giu­seppe Garibaldi (Luigi Minni­celli è uno dei Mille), sia infine nella fase di costruzione dell'u­nità d'Italia. Rossano, ai primi dell'800, diventa Capoluogo di Distretto (28 Comuni), sede di Sottoin­tendenza, capoluogo di Circon­dario e sede del Giusticente; per un momento pare che debba diventare Capoluogo di Provincia; dal 1894 al 1926 è comunque Sede di Sotto-Pre­fettura; nel 1865 diventa Sede di Tribunale, nel 1875 di Corte d'Assise e, nel contempo, di distretto militare; a partire dal 1811, la Città si arricchisce di nuove istituzioni scolastiche superiori e, nel 1871, prima di altre città più grandi e famose, di Ginnasio, che diventerà poi Liceo Ginnasio, scuola illustre per cultura e vita democratica e per aver formato gran parte della classe dirigente del com­prensorio; inoltre, nella secon­da metà dell'800, è centro di numerosi circoli culturali e pro­duce vari giornali e periodici; nel 1876, Rossano inaugura il tronco ferroviario Ionico e, dopo qualche anno, avvia la prima illuminazione elettrica e le prime centrali termoelettriche dell'intera Calabria. Nel '900 Rossano vive le vi­cende che caratterizzano la Ca­labria con dignità e spesso da protagonista: conosce il dramma dell'emigrazione, è al centro delle lotte sociali, sin­dacali e politiche, patisce le sofferenze e le ingiustizie della dittatura fascista, alla quale reagisce con i suoi uomini mi­gliori ed offre un contributo non indifferente di lotte e sofferenze alla Resistenza (Cesare Rossi paga con la vita il suo amore per la libertà e la giustizia so­ciale), partecipa con tanti co­raggiosi alla lotta di liberazione dal nazi-fascismo, svolge una funzione attiva nel processo lento della ricostruzione della vita civile, democratica e mate­riale della Regione, eserci­tando un ruolo di grande pre­stigio, trainante ed egemonico, nel vasto territorio della Cala­bria Nord-Orientale.

ORIGINE DEL NOME

Di probabile origine Enotria, Rossano trae il suo nome dal greco rusion (che salva) e acron (promontorio, altura) da cui derivano le versioni medio­evali "Ruskia" o "Ruskiané" o "Rusiànon"; ovvero dal latino "Roscius", famiglia romana alla quale potrebbe essere stato affidato il governo del "Castrum" e che avrebbe dato il nome di "Roscianum" al centro urbano.

RISORSE STORICO ARTISTICHE

La Cattedrale Un'edicola costruita presso l'eremo in cui era rappresen­tata l'immagine della Madonna fu il punto di riferimento da cui prese avvio il sorgere della chiesa, avvenuto specialmen­te per il concorso dato dall'Impe­ratore Maurizio (582-602). Nel sec. XIII si arricchì di preziosi ornamenti, arredi sacri e dona­zioni da parte del Re Ruggero, di Guglielmo II, di Tancredi, della regina Costanza e del figlio Federico II. Roberto d'Angiò nel sec. XIV ampliò la Chiesa verso il Coro. I primi restauri nelle strutture e negli impianti murari si ebbero nella seconda metà del sex. XV. La Chiesa fu consacrata il 18 settembre 1580 e fu definita nella sua forma ultima dal­l'Ar­civescovo Sanseverino (1592-1612). Sagrestia e locali an­nes­si vennero costruiti tra il 1629 e il 1645 e la fila delle Cappelle nella navata minore sinistra dai successori del Sanseverino. Valide le opere dell'Arci­vescovo Adeodati (1697-1713): soffitti navate laterali, presbi­terio, altari in bell'intarsi in marmo, fonte battesimale, ta­bernacolo esterno dell'Achiro­pita ad altare con pala intarsiata. Singolare il pulpito in marmo (1753) che tuttora si ammira e, pregevole opera del 600, il grande Organo restaurato nel 1979-80. "La Cattedrale - scriveva l'Arci­vescovo Marsiglia nel 1947 - nata nel secolo di Giustiniano, sotto la domi­nazione dei Bizantini, di cui restano ricordi inestimabili l'immagine del­l'Achiropita e il Codice Purpureo; sede di cattedra vescovile dal sec. VIII; ritenuta il palladio della città per la sua Santa Icona; vide nel sec. XI per saggezza di Autorità ec­cle­siastiche e civili e tem­pe­ra­mento di popolo, ai Bizantini succedersi quasi insensi­bil­men­te i Normanni e crescere nello stesso secolo l'impor­tan­za della sede, con la ele­va­zione ad Arcivescovado. Ebbe assidue cure dai Bizantini, come più tardi, dai Normanni, dagli Svevi e dagli Angioini, e fu sempre il supremo pensiero di ogni Vescovo o Arcivesco­vo". Quasi al centro della Chiesa Cattedrale su uno dei pilastri si trova l'Icona Achiropita: l'af­fresco è chiuso in un'edicola quadrata di marmi policromi ad intarsio di provenienza napo­letana dei primi del sec. XVIII. La storia civile e religiosa di Rossano trova gran parte della sua struttura portante in questa immagine che si venera da tempo immemorabile. La tradizione, in cui sono mesco­lati elementi leggendari e derivazioni varie, è contenuta in un manoscritto cartaceo, oggi conservato nel Museo Diocesano d'arte sacra di Rossano. L'Ode iconologica che riferisce il racconto della tradizione, è dipinto in 6 pitture nel Coro della Cattedrale. In sintesi, si narra dell'appa­rizione di una donna bellis­sima, biancovestita, la quale avrebbe lasciata la propria Immagine dipinta per intero sulla parete di una colonna. Da allora, perciò, fu chiamata Achiropita, cioè non dipinta da mano umana. Museo Diocesano di Arte Sacra E' ubicato nel Palazzo Arci­vescovile attiguo alla Catte­drale. Istituito nel 1952, in un primo momento era ospitato nei locali della sagrestia; in seguito si iniziò la ristrut­turazione di un'ala del Palazzo Arcivescovile per dargli una nuova sede. Il Museo custo­disce il preziosissimo codex purpureus e una serie di testimonianze artistiche, mate­riale documentario, suppellettili sacre e liturgiche di straor­dinario valore. Tra questi, di particolare interesse, un bellis­simo specchio greco in bronzo del V secolo a.C. e altri reperti archeologici, le tavole della Nuova Odigitria (del secolo XV), un ostensorio cesellato in stile gotico, la Sfera greca, del XV secolo, una magnifica sta­tuetta in argento dell'Achiropita del XVII secolo, diverse perga­mene, pregevoli tele e statue lignee delle più svariate epo­che. Il Museo è aperto tutti i giorni dalle ore 10 alle ore 12, eccetto giovedì e domenica. La Panaghya La piccola chiesa della Panaghya è situata nella parte bassa del paese, quasi al centro di esso, avendo come punti di riferimento topografici a nord la Cattedrale e l'Arci­vescovado e a sud l'edificio adibito a Liceo-Ginnasio. Essa si trova nel bel mezzo di un agglomerato di vecchie case e dirute stradine, che le lasciano poco respiro e quasi ne occul­tano la semplice ed armoniosa linea. La costruzione si pre­senta ad unica navata coperta da una travatura lignea del tetto a capriate in vista, con l'abside semicircolare con semicatino superiore. L'esterno presenta, oltre alla facciata ampiamente rifatta, i fianchi privi di qualsiasi decora­zione in cui compaiono sei monofore, illuminanti interna­mente l'aula; segue infine l'abside semicircolare con una finestra bifora. La costruzione è di muratura ordinaria; l'orien­tamento è quello tipico delle chiese bizantine, cioè da oriente ad occidente. Le monofore laterali sono ter­minate da archetti in mattoni a pieno centro e si impostano un po' dentro la linea dei piedritti realizzati in pietra calcarea del luogo. Hanno la tipica risega d'imposta che rende il diame­tro dell'arco lievemente mag­giore della distanza tra gli stipiti. Fanno eccezione gli archetti della bifora absidale ugualmente realizzati in mat­toni, sostenuti da una colon­nina centrale con pulvino a forma di stampella. Una caratteristica è costituita da alcuni fori lenticolari formati da cilindri in terracotta di varie forme. Singolarità interessante è costituita dalla presenza di un tipo di decorazione in cotto a zig-zag adottata sulla parete esterna dell'abside. Rilevando tutti questi elementi archi­tettonici si può collocare la Panaghya, come datazione, tra i monumenti di epoca bizantina che precedettero le grandi costruzioni dei secoli XI e XIII, con caratteristiche proprie ereditate e mantenute vive, in particolare dall'ordine Basiliano . Chiesa S. Bernardino Fu fondata, insieme all'adia­cente convento, nel XIV sec. dai frati francescani. Ristrut­turata diverse volte nel corso del tempo, essa presenta un'interessante facciata sulla quale si apre un bel portico, che conserva un pregevole portale tufaceo del XV secolo. L'interno, a due navate di diversa ampiezza, conserva un bell'altare maggiore sovrastato da un grande crocifisso in legno, uno dei bellissimi lavori lignei ad intaglio del XVII sec. conservati al suo interno. Sono presenti anche pregevoli tombe monumentali del periodo rinascimentale tra cui citiamo quella di Oliverio di Summa, del 1596, con statua giacente del defunto e del Malena (XVIII secolo). Sono presenti anche alcune tele ottocentesche di pregevole fattura. Architettura civile Segni del basso medioevo si riscontrano in numerosi parti­colari di palazzi del centro storico di Rossano: ricordiamo il cortile del Palazzo Pisani (con scalone preceduto da leoni in pietra), la facciata del Palazzo Amarelli (poi vivace­mente arricchita in epoca barocca), il Palazzo Malena e il Palazzo Sorrentino, costruiti incorporando antiche fortifica­zioni. Del poderoso castello del principe Marino Marzano (XV secolo) restano solo interessanti cunicoli scavati a scopo difensivo. Rossano possedeva anche, in epoca romana e bizantina, un altro castello situato dove sorgeva l'ospedale civile; nel 1977 è stato individuato ed esplorato, sotto tale zona, un altro cunicolo di origine antica ma dalle funzioni tuttora controverse. Un terzo cunicolo si trova nel Palazzo Rapani. Il Rinascimento è presente soprattutto in alcuni palazzi del centro (tra cui l'ex convento di S. Maria Maddalena, oggi sede del Municipio) ed in alcune ville dei dintorni (Falco, Longo, Amarelli, Pollice di Mazziotti). Il Seicento ha lasciato pregevoli esempi nella villa di Torrepinta ed in altre. Il Settecento può dirsi il secolo d'oro dell'architettura civile rossanese; tra gli esempi più significativi si annoverano i palazzi Toscano-Mandatoric­cio, Pisani, Monticello e nume­rose ville dei dintorni (Panta­leo, Malvitano, Oliveto Cherubi­ni, Volimento, Crosetto). Gran­diose pitture sono nel palazzo Fontanella, mentre nel 1760 fu costruito un Teatro, il più antico della Calabria, tuttora esistente anche se rimaneg­giato.

PRODOTTI TIPICI

Prodotti tipici alimentari Ottimo olio ("dolce di Ros­sano"), clementine (denomina­zione I.G.P.: Indicazione Geo­grafica Protetta), mandarini, arance calabresi, sanguinelle, limoni; pasta fatta in casa (maccheroni, tagliatelle); con­serve di pesce ("sardella" ed allici salate), di funghi, di melanzane, di pomodoro; salu­mi (salcicce, soppressata, ca­picollo); melanzane alla rossa­nese alla "schipecia"; "cata­nacio"; "riuneddi"; varietà di pesce e carne; miele; vino; frutta. Prodotti tipici artigianali La fabbrica "Amarelli" dal 1735 produce ed esporta liquirizia di alta qualità (medaglia d'oro della società Chimica Italiana: cooptazione nel prestigioso Club "Les Hénokiens" che riunisce le 27 imprese familiari bicentenarie nel mondo). Inoltre, lavorazioni del legno, del vetro, delle pelli, del ferro battuto, restauro di mobili d'arte, ricami.



Galleria fotografica